LINEE GUIDA E REQUISITI NECESSARI PER L’OSSER VAZIONE DEL COMPORTAMENTO
I metodi per la valutazione del comportamento si basano sull’osservazione diretta dello stesso. Attraverso osservazioni rigorose si può arrivare a una descrizione esaustiva dei vari comportamenti. Nel momento in cui si decide di valutare il comportamento sociale interspecifico di un cane, è necessario trovare un metodo per ottenere le informazioni d’interesse basato su un valido criterio di raccolta dati (Martin e Bateson, 2010). Possono anche essere utili le informazioni che sono fornite dalle persone che si trovano a stretto contatto col cane stesso, ma alla condizione che siano state in precedenza adeguatamente istruite per svolgere questo compito; si tratta per l’appunto di un’osservazione che dovrebbe essere filtrata con un minimo di competenze relative al repertorio comportamentale del cane. Infatti, alla base di qualsiasi ricerca etologica vi è l’etogramma, ossia il catalogo minuzioso di tutti i moduli comportamentali propri della specie animale considerata (Eibesfeldt, 1995). Premesso questo, è necessario che a tale scopo siano utilizzati dei metodi di valutazione che permettano di registrare le unità comportamentali d’interesse, di calcolarne la frequenza, la durata e la sequenza; devono consentire di estrarre le misure relative alle variabili interessate, gestire le informazioni a seconda della grandezza e complessità dei dati, e analizzare i risultati (Martin e Bateson, 2010). Tuttavia, oltre a tali requisiti, gli strumenti di misurazione del comportamento sono dei validi metodi di indagine scientifica solo nel momento in cui soddisfano determinate richieste: devono essere controllati, sistematici, privi di soggettività e di qualsiasi variabilità, ma soprattutto sono richieste attendibilità e validità nella misurazione (Martin e Bateson, 2010). L’attendibilità indica fino a che punto la misurazione è riproducibile e coerente, cioè priva di errori casuali. Vi sono almeno quattro fattori che determinano quanto una misura sia attendibile: Precisione: fino a che punto le misure sono prive di errori casuali? Sensibilità: i cambiamenti di valore reale, anche piccoli, determinano invariabilmente dei cambiamenti nel valore misurato? Risoluzione: qual è la variazione più piccola che si possa determinare nel valore reale? 30 Coerenza: la misurazione ripetuta della stessa variabile produce gli stessi risultati? Pertanto, considerando che chi valuta il comportamento può essere paragonato a uno strumento di misura, anch’esso può risultare “distorto o impreciso”, apportando errori nella misurazione del comportamento. Ai fini di valutare quest’aspetto, in genere si conducono delle prove cosiddette intra- e/o inter- observer, a seconda che lo studio sia condotto da una o più persone. Nel primo caso la persona misura lo stesso campione di comportamento in due o più occasioni distinte, mentre nel secondo caso un campione dello stesso comportamento è valutato contemporaneamente da tutti gli osservatori impegnati nell’indagine. La validità, invece, riguarda non solo fino a che punto una misurazione quantifichi effettivamente quegli aspetti che si vogliono misurare, ma anche quanto fornisca risposte pertinenti agli interrogativi che ci si pone. La validità concerne il rapporto tra una variabile, come una misura comportamentale, e l’aspetto della realtà che dovrebbe misurare. Le misure valide sono quelle che, di fatto, danno delle risposte agli interrogativi e a tal fine bisogna prendere in considerazione almeno tre elementi: Esattezza: cioè assenza di errori sistematici (una misurazione precisa è invece priva di errori casuali) Specificità: ovvero fino a che punto è rappresentato un determinato aspetto Validità scientifica: giudizio scientifico della misurazione (Martin e Bateson, 2010). [...]